Infinite Jest

Una breve cartuccia minore e didattica che ad Hal piace molto è Fai ciao ciao al burocrate. Un burocrate in un complesso di edifici sterile con la luce fluorescente lavora con una efficienza fantastica quando è sveglio, ma ha il problema terribile di svegliarsi la mattina, e arriva sempre tardi al lavoro, il che in una burocrazia significa idiosincrasia e disordine ed è assolutamente inaccettabile, e si vede questo burocrate che viene chiamato a rapporto nel cubicolo con il vetro zigrinato del suo supervisore, e il supervisore, che indossa un abito decisamente datato con il colletto bianco che gli spunta fuori da tutte e due le parti del risvolto della giacca color ruggine, dice al burocrate che è un buon lavoratore e un'ottima persona, ma i suoi ritardi cronici al mattino non possono continuare e se succede un'altra volta il burocrate dovrà trovarsi un altro complesso di uffici con la luce fluorescente dove andare a lavorare. Non è un caso che in una burocrazia licenziamento si dica «terminazione», come nella cancellazione ontologica, e quando il burocrate si allontana dal cubicolo del suo supervisore è giustamente molto scosso. Quella notte lui e sua moglie cercano nel loro appartamento Bauhaus tutte le sveglie che hanno, e sono tutte elettriche e digitali ed estremamente precise, e ci agghindano la camera con queste sveglie, tanto che ci sono una dozzina di sveglie digitali tutte settate per scattare alle 0615h. Ma quella notte manca la corrente, e tutti gli orologi perdono un'ora o si fermano e continuano a lampeggiare 0000h, e per questo il burocrate non si sveglia in tempo neanche la mattina dopo. Si sveglia tardi, rimane sdraiato per un momento a guardare le 0000h che lampeggiano.

Grida, si mette le mani tra i capelli, si mette addosso i vestiti sgualciti, si lega le scarpe nell'ascensore, si rade in macchina, passa con il rosso per tutto il tragitto fino alla stazione. Il treno delle 0816h entra nel livello inferiore della stazione proprio mentre l'auto impazzita del burocrate si ferma con grande stridore di freni nel parcheggio della stazione, e dal parcheggio scoperto il burocrate riesce a vedere il tetto del treno fermo. Questo è l'ultimo treno che può prendere per arrivare in tempo: se il burocrate perde questo treno sarà di nuovo in ritardo, e verrà terminato. Parcheggia in un posto per handicappati e lascia la macchina lì ad angolo, scavalca il cancelletto rotante, fa le scale a sette scalini alla volta. La gente urla e si scansa per farlo passare. Mentre scende le lunghe scale di gran carriera tiene fissi i suoi occhi da pazzo sulle porte aperte del treno delle 0816h, pregando che stiano aperte solo un altro po'. Alla fine, in un rallentatore glaciale, il burocrate salta dal settimo scalino e si lancia verso le porte aperte del treno, e a metà del salto va a sbattere a capofitto contro un ragazzino con la faccia seria e gli occhiali spessi e il cravattino e i pantaloncini corti da scolaretto secchione che sta trotterellando lungo il binario con le braccia piene di pacchetti ben confezionati. Bum, entrano in collisione. Burocrate e ragazzino barcollano indietro per l'impatto. I pacchetti del ragazzino volano dappertutto. Il ragazzino si rimette in equilibrio e rimane lì imbambolato, gli occhiali e il cravattino storti. Il burocrate sposta freneticamente lo sguardo dal ragazzino ai pacchetti sparsi al ragazzino alle porte del treno, che sono ancora aperte. Il treno fischia. L'interno del treno è illuminato da una luce fluorescente ed è pieno di impiegati, burocrati ontologicamente sicuri. Si sente l'altoparlante della stazione che annuncia qualcosa di metallico e di incomprensibile sulla partenza. Il flusso del traffico dei piedi sul binario si apre attorno al burocrate, al ragazzo imbambolato e ai pacchetti sparsi per terra. Una volta Ogilvie aveva tenuto tutta una serie di lezioni sul personaggio del ragazzo come esempio della differenza fra antagonista e deuteragonista nel dramma morale; aveva nominato un sacco di volte il nome dell'attore bambino. Hal si schiaffeggia varie volte proprio sopra l'occhio destro per far uscire il nome. Gli occhi spalancati del burocrate del film continuano ad andare avanti e dietro tra le porte aperte del treno e il ragazzino che continua a guardarlo fisso, come se lo studiasse, con i suoi occhi grandi e liquidi dietro le lenti. Hal non si ricorda neanche chi faceva la parte del burocrate, ma è il nome del ragazzino che lo fa diventare matto. Il burocrate si piega in avanti, inclinato verso le porte del treno come se ogni sua cellula fosse attirata in quella direzione. Ma continua a guardare il ragazzino, e i regali, lottando con se stesso. E' un chiaro momento di conflitto interno, uno dei pochi nei film di Lui in Persona. Improvvisamente gli occhi del burocrate tornano al loro posto dentro le orbite. Distoglie lo sguardo dalle porte fluorescenti e si piega verso il ragazzino e gli chiede se sta bene e gli dice che andrà tutto bene. Pulisce gli occhiali del ragazzino con il suo fazzoletto da tasca, raccoglie i pacchetti del ragazzino. A metà della raccolta dei pacchetti l'altoparlante trasmette qualcosa di finale e le porte del treno si chiudono con un sibilo pressurizzato. Il burocrate consegna gentilmente tutti i pacchetti al bambino, spolverandoli. Il treno esce dalla stazione. Il burocrate guarda senza espressione il treno che si allontana. Nessuno sa cosa sta pensando. Raddrizza il cravattino del bambino, inginocchiandosi come fanno gli adulti quando accudiscono un bambino, e gli dice che gli dispiace della botta e che ora va tutto bene. Si volta per andarsene. Il binario ora è quasi tutto vuoto. Ora arriva il momento strano. Il ragazzino sporge il collo dai pacchetti e lo guarda mentre lui inizia a camminare per andarsene.

«Signore?» dice il bambino. «Tu sei Gesù?»

«Non lo vorrei», dice l'ex burocrate voltando la testa verso il bambino mentre se ne va, e il bambino sposta i pacchetti e libera una manina per fare ciao ciao alla schiena del cappotto del burocrate mentre la macchina da presa, che ora si capisce che è montata sul retro del treno delle 0816h, si allontana dal binario e acquista velocità.

Fai ciao ciao al burocrate rimane il film favorito di Mario tra tutti quelli di loro padre, forse per la sua serietà così poco di moda. Anche se a Mario ha sempre detto che è troppo mieloso, piace anche a Hal, la cartuccia, e gli piace proiettarsi con l'immaginazione nel personaggio dell'ex burocrate mentre guida piacevolmente verso casa e verso la cancellazione ontologica.


D. F. Wallace

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