L’opera al nero - Il priore di Bruges

“Amico mio, non ne posso più… Sebastiano, tra poco saranno trascorsi mille e seicento anni dall'incarnazione di Cristo, e noi ci addormentiamo sulla Croce come su di un cuscino… Sembra quasi che, avendo avuto luogo la redenzione una volta per tutte non resti altro da fare che adattarsi al mondo così com'è, o, al massimo, assicurarsi la propria salvezza per sé. Noi esaltiamo, è vero, la fede; la portiamo a spasso in pompa magna per le strade; le sacrifichiamo, se occorre, mille vite, compreso la nostra. Noi teniamo in gran conto anche molto la speranza; solo che l'abbiamo troppo spesso venduta a prezzo d'oro ai devoti. Ma chi si cura della carità, se non qualche santo, ancorché io tremi pensando ai limiti angusti entro i quali essi l’esercitano… Perfino alla mia età e sotto questo abito, la mia compassione troppo tenera mi è apparsa spesso una tara della mia natura contro cui conveniva lottare… E mi dico che se uno di noi corresse al martirio, non per la fede, che ha già sufficienti testimoni, bensì per la sola carità, se si arrampicasse sulla forca o si issasse sulle fascine al posto o almeno accanto alla vittima più abbietta, ci troveremmo forse un'altra terra e sotto un nuovo cielo… Il peggior furfante o l’eretico più pernicioso non saranno mai tanto inferiori a me quanto io lo sono a Gesù Cristo.”


by M. Yourcenar

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